I buoni fruttiferi postali sono strumenti di risparmio garantiti dallo Stato italiano, emessi da Cassa Depositi e Prestiti e collocati tramite Poste Italiane. Sono molto apprezzati da chi desidera una soluzione sicura per custodire il proprio denaro, ma spesso i risparmiatori rischiano di perdere quanto investito per una questione poco conosciuta: la prescrizione. Per questo è fondamentale conoscere chiaramente i termini entro cui è possibile chiedere il rimborso dei buoni scaduti, così da non lasciarsi sfuggire il capitale maturato e gli interessi spettanti.
Cos’è la prescrizione dei buoni fruttiferi postali
Quando si acquista un buono fruttifero postale, viene specificata una data di scadenza. Tuttavia, alla scadenza il buono non perde immediatamente valore: il titolare dispone di un ulteriore periodo, chiamato termine di prescrizione, entro cui può presentare il titolo a rimborso. Trascorso tale termine, il risparmiatore perde irrimediabilmente il diritto sia al capitale investito sia agli interessi maturati.
Il periodo di prescrizione per i buoni fruttiferi postali cartacei è di dieci anni dalla scadenza naturale del titolo. Superato questo periodo, la somma non potrà più essere reclamata presso Poste Italiane, poiché sarà incamerata dal Fondo istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze come previsto dalla normativa italiana[Wikipedia: Buono fruttifero postale].
Per i buoni dematerializzati, invece, la prescrizione non opera (fino a nuova regolamentazione), dato che l’importo viene automaticamente accreditato sul conto collegato alla scadenza naturale del titolo, senza necessità di azione da parte del titolare.
Scadenze, prescrizioni e come evitare di perdere il diritto al rimborso
È fondamentale controllare la scadenza riportata sul titolo cartaceo e calcolare con cura il termine di prescrizione decennale che parte dal giorno successivo a essa. Un buono scaduto da meno di dieci anni è ancora rimborsabile, quello scaduto da più di dieci anni è invece prescritto e non più esigibile.
I buoni diventano infruttiferi dal giorno successivo alla scadenza: quindi dal termine naturale non producono più interessi, ma si può comunque recuperarne il valore nominale entro i dieci anni successivi. La perdita effettiva del denaro si verifica solo in caso di dimenticanza prolungata che faccia superare questo periodo limite.
Per alcune rare tipologie di buoni storici, come le serie emesse in circostanze particolari, il termine può essere diverso e riportato direttamente sulla scheda informativa. È importante leggere attentamente tutte le condizioni presenti sul retro del titolo e, in caso di incertezza, rivolgersi a uno sportello di Poste Italiane o a un’associazione di tutela dei consumatori.
- Per i buoni fruttiferi postali cartacei il termine è dieci anni dalla scadenza naturale.
- Per i buoni dematerializzati, la somma viene accreditata automaticamente alla scadenza sul conto di regolamento intestato all’avente diritto.
- È sempre necessario conservare la documentazione originale dei buoni cartacei, senza la quale il rimborso potrebbe risultare molto complesso.
Cosa fare in caso di buoni in scadenza o già scaduti
Per chi è in possesso di buoni fruttiferi in scadenza o già scaduti, esistono alcune buone pratiche:
- Verificare periodicamente la posizione dei buoni, tramite estratto conto online, app BancoPosta o direttamente agli sportelli di Poste Italiane.
- Conservare scrupolosamente i titoli e la documentazione allegata. Per i buoni cartacei, il titolo originale è essenziale per ottenere il rimborso.
- Nel caso di buoni scaduti da meno di dieci anni, è ancora possibile esigere il rimborso recandosi presso gli sportelli postali.
- Se mancano alcuni dati fondamentali, come la data di scadenza stampata sul buono, e il risparmiatore non è stato informato correttamente al momento dell’acquisto, diversi tribunali italiani stanno iniziando a riconoscere maggior tutela a favore degli investitori che hanno agito in buona fede e non potevano conoscere la reale scadenza del titolo. Sono casi particolari, ma meritano attenzione dato che diverse sentenze hanno già dato ragione ai risparmiatori, specie in assenza di informazioni chiare sul titolo.
- Nel caso di controversie su interessi, prescrizione o errori nei calcoli, è possibile rivolgersi alle associazioni consumatori e, se necessario, agire presso l’Arbitro Bancario Finanziario.
Buoni serie particolari e casi giudiziari
Negli ultimi anni, diversi risparmiatori si sono trovati di fronte a problematiche legate a vecchie serie di buoni cartacei, caratterizzate da informazioni poco trasparenti o da errori di calcolo degli interessi. Alcuni esempi riguardano le serie AA4, AA5 o la più recente J47, quest’ultima con scadenza prevista per il 2024/2025 e caratterizzata da alcuni ritardi nel rimborso dovuti a problemi tecnici.
Le più recenti sentenze si stanno orientando verso una maggiore tutela dell’affidamento del risparmiatore sulle informazioni riportate sul titolo. In particolare, il Tribunale di Grosseto ha dato ragione a chi si era attenuto alle condizioni letterali dei buoni, ritenendo prevalente la buona fede e la fiducia riposta sulle indicazioni fornite al momento dell’acquisto rispetto a successivi orientamenti restrittivi. Tuttavia, in caso di scadenza oltre i termini di prescrizione, rimane molto difficile recuperare i fondi, salvo evidenti vizi di informazione o violazioni specifiche da parte dell’emittente.
Per chi si ritrova con buoni storici in scadenza, Poste Italiane offre anche la possibilità di dematerializzare i vecchi titoli cartacei per renderli più sicuri e facilmente rimborsabili. La procedura va iniziata almeno due mesi prima della scadenza naturale.
In conclusione, la migliore tutela resta la consapevolezza: conoscere il termine di prescrizione di dieci anni dalla scadenza naturale dei buoni fruttiferi postali cartacei, conservare la documentazione, monitorare periodicamente la situazione e, in caso di dubbio o contestazione, rivolgersi a esperti o associazioni di tutela dei consumatori per non perdere il diritto a quanto spetta di diritto.