Mandi l’IBAN su WhatsApp? Ecco i rischi enormi che stai correndo e cosa può succedere

Inviare il proprio IBAN tramite WhatsApp è un’azione apparentemente comune nella gestione quotidiana di pagamenti tra privati, professionisti e aziende, ma comporta rischi che spesso vengono sottovalutati. Comprendere quali siano i pericoli reali, quali le pratiche sicure e quali invece le potenziali conseguenze di questa condivisione è fondamentale per evitare di trovarsi coinvolti in truffe o situazioni spiacevoli legate all’uso improprio dei propri dati bancari.

Che cosa comporta la divulgazione dell’IBAN?

Il codice IBAN (International Bank Account Number) serve a identificare in modo univoco un conto corrente bancario e viene usato principalmente per ricevere pagamenti tramite bonifico. È frequente che venga richiesto quando si devono effettuare movimenti di denaro legittimi. Tuttavia, la sua diffusione non autorizzata apre la strada ad alcune criticità di cui è importante essere consapevoli.

Secondo le fonti più autorevoli, fornire il proprio IBAN non espone a rischi di furto diretto sul conto corrente: i truffatori, anche avendo accesso a IBAN, nome, cognome e dati anagrafici, non possono prelevare denaro direttamente dal conto della vittima. Le banche non consentono alcuna operazione di addebito o prelievo solo con queste informazioni, che servono esclusivamente per identificare un destinatario di pagamenti, non per autorizzare uscite di denaro senza il consenso del titolare del conto.

Le reali minacce: truffe indirette e social engineering

Nonostante l’impossibilità di sottrarre fondi direttamente con il solo IBAN, la sua diffusione può facilitare truffe indirette sfruttando sofisticate strategie di phishing e di ingegneria sociale. In questi schemi furtivi:

  • I truffatori sfruttano l’IBAN per costruire scenari credibili e contattare clienti, fornitori o amici della vittima fingendosi il reale intestatario del conto, chiedendo di inviare pagamenti su coordinate diverse da quelle legittime, generando danni economici ai terzi coinvolti e potenziali danni reputazionali a chi si vede usato come “paravento”.
  • Possono inviare false fatture o richieste di pagamento, utilizzando sia il nome reale che l’IBAN acquisito: chi riceve la comunicazione, vedendo dati corretti, può non sospettare il raggiro e disporre bonifici non dovuti.
  • La conoscenza dell’IBAN garantisce ai malintenzionati autorevolezza in campagne di phishing mirate, facilitando l’acquisizione di informazioni cruciali come codici di accesso o password, che nei casi peggiori consentirebbero l’accesso completo al conto corrente.

Non risulta invece documentato alcun caso in cui un malvivente abbia potuto instradare un addebito non autorizzato o un prelievo fraudolento con la sola conoscenza dell’IBAN combinato con dati anagrafici, come nome, cognome o codice fiscale. La normativa bancaria e le procedure di sicurezza degli istituti di credito rendono tale operazione estremamente remota, se non impossibile.

I rischi nell’uso di WhatsApp per la trasmissione di dati bancari

Se dal punto di vista bancario alla sola trasmissione dell’IBAN non è legato un rischio diretto per il saldo del conto, va ricordato che WhatsApp è un’applicazione di messaggistica che, pur utilizzando la crittografia end-to-end, non offre un livello di sicurezza assoluto. Ecco alcuni aspetti da considerare:

  • Compromissione del dispositivo: se lo smartphone della vittima viene violato (tramite malware, virus o furto fisico), tutte le chat e gli allegati – inclusi i dati bancari inviati – possono essere consultati da terzi.
  • Backup su cloud: i backup delle chat, se non adeguatamente protetti, possono essere archiviati sui server di terze parti (Google Drive, iCloud), e risultare vulnerabili ad accessi non autorizzati.
  • Condivisione non autorizzata: chi riceve il messaggio su WhatsApp può, anche in buona fede, inoltrarlo a terzi o salvarlo su dispositivi non sicuri, moltiplicando il rischio di esposizione.

Per ridurre i rischi, è fondamentale inviare l’IBAN solo a persone di fiducia, evitando gruppi allargati o piattaforme pubbliche, e cancellare i messaggi contenenti dati sensibili una volta conclusa la transazione. In caso di necessità, valutare metodi alternativi più sicuri per lo scambio di informazioni bancarie, come l’utilizzo di portali dedicati o piattaforme cifrate pensate appositamente per la gestione di dati sensibili.

Cosa può succedere e quali cautele adottare

Chi riceve il nostro codice IBAN può teoricamente inviarci un pagamento, ma non può sottrarre denaro dal conto. Tuttavia, la diffusione non controllata di tali informazioni può portare a:

  • Truffe ai danni di terzi: se un truffatore entra in possesso del nostro IBAN, può spacciarsi per noi e ingannare clienti o fornitori, chiedendo di effettuare bonifici verso conti differenti.
  • Danneggiamento della reputazione: la vittima del furto dei dati bancari può subire danni all’immagine se i suoi dati vengono associati a tentativi di truffa, anche se non direttamente responsabile.
  • Acquisizione di ulteriori dati: in presenza di altre informazioni personali, i criminali potrebbero orchestrare attacchi più mirati (ad es. phishing o furto d’identità), anche se il solo IBAN non basta per queste finalità.

Come proteggersi

  • Non divulgare l’IBAN pubblicamente: evitare la pubblicazione su social network, siti internet, forum o piattaforme non sicure.
  • Limitare la condivisione a persone o soggetti fidati, prediligendo canali cifrati e sicuri ogni volta che sia necessario condividere informazioni sensibili.
  • Ignorare richieste sospette: se si riceve un messaggio in cui viene chiesto di confermare codici, password o di deviare un pagamento verso coordinate diverse, contattare telefonicamente la persona o l’azienda per verificare la legittimità della richiesta.
  • Monitorare regolarmente i movimenti bancari e segnalare prontamente alla banca eventuali operazioni sospette.

La prudenza resta essenziale: anche se condividere l’IBAN non comporta un rischio di furto immediato di fondi, una gestione superficiale di questi dati può alimentare catene di raggiri e frodi che, pur agendo indirettamente, possono avere conseguenze economiche e reputazionali significative per tutti i soggetti coinvolti. Tenere conto di queste considerazioni aiuta a gestire in modo consapevole la propria sicurezza digitale e finanziaria ogni giorno.

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