Accumuli oggetti inutili e non riesci a buttarli? Potresti soffrire di questo disturbo

L’incapacità di liberarsi di oggetti inutili, anche quando questi non hanno più alcuna funzione o valore, può rappresentare molto di più di una semplice abitudine o attitudine sentimentale. In molte persone questa difficoltà cela un vero e proprio disturbo psicologico, noto come disturbo da accumulo o disposofobia, che si manifesta attraverso un bisogno incontrollabile di conservare beni e un’ansia intensa solo al pensiero di separarsene.

Disturbo da accumulo: sintomi e caratteristiche principali

Il disturbo da accumulo è contraddistinto da una marcata difficoltà a disfarsi degli oggetti, che spesso coinvolge oggetti di scarso valore, inutili o addirittura rifiuti. Questo disagio si accompagna a forti sentimenti di ansia e paura: chi ne soffre può temere di aver bisogno degli oggetti in futuro, o attribuire agli stessi un valore affettivo profondo, anche se per la maggior parte delle persone quei beni sono insignificanti o superflui.
Importanti sintomi includono:

  • Persistente difficoltà a separarsi dai beni, indipendentemente dal loro valore reale.
  • Disagio intenso all’idea di buttare via gli oggetti accumulati.
  • Accumulo progressivo che invade gli spazi abitativi, fino a compromettere la funzionalità della casa.
  • Imbarazzo, vergogna e difficoltà relazionali: spesso chi soffre di questo disturbo evita di invitare persone a casa o si isola socialmente.
  • Conflitti familiari dovuti all’occupazione di spazi e alle condizioni di vita che ne derivano.

A differenza del semplice collezionismo, dove la raccolta di oggetti segue una logica o una passione e non compromette la vita quotidiana, l’accumulo patologico ha conseguenze negative sulla fruibilità degli spazi domestici e sulla dignità personale. Le stanze, come la cucina o la camera da letto, possono diventare inservibili; il letto viene ricoperto di oggetti, i corridoi diventano impraticabili, la cucina invasa da scorte inutili o rifiuti.

Origine e cause del disturbo

Le cause della tendenza all’accumulo sono molteplici e di natura complessa. Spesso si riscontrano traumi psicologici, lutti o cambiamenti importanti nella vita dell’individuo che scatenano la necessità di “aggrapparsi” agli oggetti come surrogato di certezze, affetti o ricordi.

Altre volte, questa difficoltà viene collegata a disturbi d’ansia, depressione, o al disturbo ossessivo-compulsivo. Gli oggetti, in questi casi, acquistano un significato protettivo o magico: “potrei averne bisogno domani”, oppure rappresentano un legame con un passato più felice o sicuro. Nei casi più gravi, l’accumulo riguarda anche animali domestici, e la casa si trasforma in una zona di rischio igienico-sanitario.

  • Un altro fattore frequente è la paura della perdita, interpretata in modo estremo: eliminare un oggetto equivale, nella mente della persona, a perdere una parte di sé o dell’identità.
  • L’impulsività negli acquisti rappresenta un’aggravante: non solo non si gettano i vecchi oggetti, ma si tende ad accumularne di nuovi continuamente.

La percezione distorta del bisogno e il valore attribuito a cose senza reale utilità generano un circolo vizioso difficile da spezzare senza aiuto.

Conseguenze sulla vita quotidiana e sui rapporti sociali

Le ripercussioni del disturbo da accumulo possono essere molto gravi. Spesso le abitazioni diventano invivibili e pericolose: la mancanza di ordine espone a rischi di caduta, incendio o infezioni. La vita sociale viene spesso ridotta al minimo a causa di imbarazzo, vergogna e isolamento.

Le relazioni familiari sono messe a dura prova dalla presenza costante di oggetti inutili, che occupano gli spazi comuni e generano tensioni, litigi o, in casi estremi, la rottura dei rapporti. La perdita di funzionalità della casa influenza anche l’igiene, la qualità del sonno, la possibilità di cucinare e di svolgere le normali attività domestiche.

L’accumulo compulsivo può inoltre avere un impatto sul lavoro o sul rendimento scolastico, riducendo la capacità di concentrarsi e la motivazione.

Diagnosi e trattamenti per superare il disturbo

Il riconoscimento del disturbo da accumulo richiede la valutazione di uno psicologo o di uno psichiatra, che stabilirà se i sintomi sono riconducibili a questa patologia o derivano da altre condizioni. Spesso chi vive questa problematica tende a sottovalutarla o a negarla, rendendo difficile la richiesta d’aiuto.

I criteri diagnostici comprendono:

  • Presenza di una quantità eccessiva di oggetti accumulati che impediscono l’uso degli spazi vitali nella casa come erano stati progettati.
  • Difficoltà marcata e persistente nel disfarsi dei beni.
  • Significativo disagio o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o familiare.

Le strategie terapeutiche più efficaci per affrontare la disposofobia sono la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che aiuta a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali legati all’accumulo, e, nei casi più complessi, il supporto farmacologico. Il trattamento prevede spesso anche la presenza e la collaborazione dei familiari, affinché sostengano la persona nel percorso di cambiamento, evitando atteggiamenti giudicanti o coercitivi.

Inoltre, gruppi di sostegno e percorsi motivazionali sono utili per favorire la consapevolezza e la gestione delle emozioni, riducendo le ricadute. Occorre un intervento delicato, rispettando i tempi di chi soffre di questo disturbo e costruendo insieme percorsi progressivi di eliminazione degli oggetti, celebrando ogni piccolo traguardo raggiunto.

La prevenzione, l’informazione e la sensibilizzazione giocano un ruolo fondamentale per evitare la cronicizzazione del problema e migliorare la qualità della vita, sia di chi soffre del disturbo che dei suoi familiari e conviventi.

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