La sanatoria fiscale rappresenta una delle opportunità più significative offerte ai contribuenti italiani negli ultimi anni per regolarizzare la propria posizione nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. L’edizione più recente, prevista dalla normativa 2025, ha introdotto una serie di novità in merito sia alle modalità di adesione, che agli anni di imposta effettivamente coinvolti dal pagamento del contributo. Le regole applicate, le rateizzazioni e i periodi di riferimento possono generare dubbi tra i cittadini e le imprese: comprendere quali annualità vengono effettivamente sanate e quali somme devono essere pagate è essenziale per evitare errori e decadenze dai benefici previsti.
Ambito temporale della sanatoria: quali anni sono inclusi
Uno degli aspetti fondamentali della sanatoria fiscale riguarda le annualità coperte dall’intervento. Come emerso dalle ultime fonti, il disegno di legge 2025, pur non essendo stato ancora definitivamente approvato in tutti i suoi dettagli operativi, prevede che rientrino nell’ambito dell’agevolazione i debiti tributari risultanti da cartelle esattoriali notificate fino al 2023. Questo significa che tutti i carichi affidati agli agenti della riscossione e regolarmente notificati al contribuente fino al 31 dicembre 2023 possono essere oggetto di sanatoria.
Questa scelta riprende l’impostazione delle precedenti edizioni della cosiddetta “rottamazione”, ampliandone però la portata e la flessibilità. Nel dettaglio, si fa riferimento a:
- Debiti relativi a imposte, tasse, contributi e tributi locali rilevati fino all’anno 2023;
- Cartelle di pagamento, avvisi di accertamento esecutivi e avvisi di addebito INPS notificati fino alla fine del 2023;
- Violazioni formali commesse fino al 2022 per quanto riguarda le regolarizzazioni di errori “formali”;
- Eventuali crediti erariali oggetto di contestazioni pregresse.
Non rientrano quelle irregolarità emerse o contestate dopo tale termine, così come le violazioni non ancora formalmente notificate.
Modalità di pagamento e rateizzazione
Uno dei principali vantaggi introdotti dalla sanatoria 2025 riguarda la possibilità di rateizzare l’importo dovuto fino a dieci anni. A differenza delle precedenti “rottamazioni” che consentivano rateizzazioni più brevi (ad esempio la quater prevedeva 18 rate al massimo, per una durata di circa cinque anni), la nuova normativa permette una dilazione in 120 rate mensili, pari a dieci anni, senza l’obbligo di un maxi-acconto iniziale.
Chi opta per la rateazione dovrà ricordare alcuni elementi fondamentali:
- Il perfezionamento della sanatoria, per ciascuna annualità, si verifica solo con il pagamento di tutte le rate previste per quell’anno;
- La decadenza dal beneficio per mancato pagamento avviene solo dopo l’omesso pagamento di otto rate, anche non consecutive, una soglia molto più tollerante rispetto al passato;
- La prima rata sarà maggiorata degli interessi calcolati al tasso legale con decorrenza dall’ultima data utile per il pagamento in unica soluzione;
- Il termine finale per aderire e pagare la prima rata (o la rata unica) è il 31 marzo 2025.
Va notato che in caso di mancato pagamento della prima rata o dell’unica soluzione entro la data indicata, la sanatoria non si considera perfezionata. Tuttavia, il mancato versamento di una rata successiva non determina automaticamente la decadenza dal beneficio: il contribuente mantiene il diritto fino al superamento degli otto mancati pagamenti.
Tipologie di sanatoria: violazioni formali e sostanziali
La sanatoria 2025 non è unicamente indirizzata ai debiti “economici”, ma si estende anche alle cosiddette violazioni formali. Queste comprendono tutti quegli errori che, pur non avendo inciso direttamente sulla determinazione o sul pagamento del tributo, costituiscono comunque irregolarità sanzionabili. Ad esempio, l’omessa o tardiva comunicazione, errori nei dati catastali, omissioni burocratiche.
Per quanto riguarda le violazioni formali commesse fino al 2022, il legislatore ha previsto una sanzione ridotta da corrispondere in due rate di pari importo (100 euro entro il 31 marzo 2023 e altri 100 euro entro il 31 marzo 2024), da versare mediante il modello F24 indicando il codice tributo “TF44”. Contestualmente, il contribuente deve porre rimedio all’irregolarità che aveva determinato la violazione. Se il ravvedimento è già stato compiuto autonomamente prima della sanatoria, basterà pagare l’importo dovuto; in caso contrario, occorrerà regolarizzare anche la posizione formale (come l’invio tardivo di una dichiarazione o l’integrazione di un documento).
L’obiettivo di questa sezione della sanatoria è consentire la regolarizzazione di tutte le situazioni pendenti di tipo non sostanziale, evitando così sanzioni più severe in caso di controlli successivi.
Effetti, limiti e casi specifici
L’adesione alla sanatoria fiscale comporta importanti conseguenze:
- Estinzione del debito: una volta conclusi i pagamenti secondo le modalità prescritte, il debito si considera estinto senza ulteriori aggravi, interessi di mora o sanzioni aggiuntive relative agli anni inclusi nella misura;
- Scudo dai controlli futuri: per coloro che hanno optato per il concordato preventivo (https://it.wikipedia.org/wiki/Concordato_preventivo), l’accordo col Fisco sulle annualità oggetto di sanatoria prevede la non sottoponibilità a verifica per quanto regolarizzato;
- Possibilità di regolarizzare errori e omissioni passate con una penale molto ridotta rispetto all’ordinario (ad esempio, 1.000 euro ridotta a 200 euro se si aderisce alla definizione agevolata nei termini previsti).
Restano però alcuni limiti:
- La sanatoria non si applica ai debiti insorti o notificati dopo il 31 dicembre 2023, salvo eventuali proroghe o estensioni che il legislatore potrebbe introdurre successivamente;
- La mancata adesione nei tempi e nei modi previsti comporta l’esclusione definitiva dal beneficio: chi effettua il pagamento oltre la data limite perde il diritto alle agevolazioni, anche se ha versato una o più rate;
- Non tutte le categorie di debiti possono rientrare: secondo le ultime bozze, materiali come multe stradali o contributi previdenziali diversi da quelli INPS potrebbero essere esclusi. Per i dettagli sarà necessario consultare attentamente il testo definitivo della norma e i relativi elenchi allegati.
Esempi pratici e domande frequenti
Chiariamo con alcuni esempi:
- Un contribuente che ha una cartella esattoriale notificata nel luglio 2022 per IRPEF 2017 può aderire alla sanatoria? Sì: la cartella rientra nell’ambito temporale degli atti ammissibili, in quanto notificata prima del 31/12/2023 e riferita a annualità non prescritte.
- Un debito notificato a gennaio 2024 rientra nella misura? No, per ora le prime bozze indicano come termine massimo la notifica entro il 2023.
- Ho già regolarizzato autonomamente un errore formale commesso nel 2021: posso aderire comunque? Sì, sarà sufficiente pagare l’importo ridotto previsto per la sanatoria formale e dichiarare l’avvenuta regolarizzazione.
- Se salto due rate ma saldo la terza nei tempi, perdo la sanatoria? No: la decadenza interviene solo dopo otto rate non pagate, anche se non consecutive.
È importante sottolineare che il pagamento del contributo nella sanatoria riguarda unicamente le annualità “sanate”, cioè quelle effettivamente riportate nelle cartelle o negli avvisi notificati entro il termine previsto. Tutte le altre posizioni debitorie rimangono soggette alle regole ordinarie e al rischio delle azioni di recupero abituali.
Per approfondire il concetto di sanatoria fiscale e restare aggiornati sulle novità operative, è consigliabile consultare periodicamente il sito dell’Agenzia delle Entrate e affidarsi a professionisti del settore, in particolare per le casistiche più complesse o in presenza di debiti riferiti a più annualità.